DORSI AL VENTO
Eravamo due raggi di sole
inviati dal cielo a riscaldare il suolo
teneri amanti divorati dal calore
nel giovane tempo dell’aurora.
Assolvemmo il compito affidatoci
con la leggerezza della semplicità
Ci guardavano tutti con stupore
come fossimo dèi, figli dell’amore
Ricordo, i nostri baci erano assetati
come l’arsura dei fiori del deserto sugge l’acqua
Non perdevo un istante per dissetarmi
La nostra pelle rivestiva i nostri occhi
e non smettevamo di cercare con le mani
le vellutate spiagge dei nostri corpi.
Quei profumi di prati fioriti assuefavano i sensi
ai nostri polmoni toglievano il fiato
Dopo non c’era più bisogno di ossigeno.
Oh, potessi per un attimo, tornare
ad incatenare il tempo e imprigionare
le nostre vite a quei giorni di umida rugiada
o almeno a viverli più consapevolmente
gustando ogni istante come fosse l’ultimo
e nello stesso tempo il primo.
Renderemmo più eterni quegli attimi
quando si nascondeva da noi il sole
per lasciarci nella nostra intimità
a illuminarci da soli le nostre ore
Credevamo i nostri corpi fossero incolumi
invincibili al trascorrere implacabile del tempo
credendolo ingeneroso solo con gli altri.
Non avevamo il tempo o la voglia
di immaginarli ulivi maturi piegati al vento
come quelli piagati dei nostri avi.
Ora che abbiamo affrontato gli anni
e affondato lunghe radici nel suolo
vorrei porgessimo i nostri dorsi
al vento che soffierà freddo
con l’arrivo della nebbia e della neve
Gli terremo testa fino a primavera
quando tornerà la tenerezza dei germogli
e rifioriremo come verdi prati di stelle
come cieli puntati di fiori.
Timoteo Lauditi, © 15.1.2023
Foto: Enzo Suma (copertina e sotto a sinistra); Donato Pinto foto a destra