La vita va avanti

La vita va avanti

11 Aprile 2021 0 di Timoteo Lauditi

La vita va avanti

Esistono modi di dire nati da situazioni estreme: dal dolore o dall’impossibilità di azione; quando si è arrivati al capolinea, al limite delle forze o delle capacità umane per continuare a farvi fronte o per risolverle. Allora devi decidere cosa fare: fermarti al limite o oltrepassarlo e ri-cominciare il cammino.

Allora certe frasi idiomatiche vengono usate sia come cesoie per lasciarti dietro il passato, tagliandolo dietro di te, sia come i blocchi di partenza (o fermapiedi) di una gara podistica per spingerti verso il futuro. Vuoi un nuovo inizio e lo fai convincendoti che “La vita va avanti”.

I fermapiedi dei blocchi di partenza servono a darsi lo slancio…

Può succedere quando perdi il lavoro, dopo un divorzio o dopo un fallimento finanziario: La vita va avanti.

In particolare lo dici quando muore qualcuno che ti sta a cuore e come un mantra, il cui suono penetra nel vuoto, ti ripeti dentro la locuzione: “la vita va avanti”. Ma non la ripeti a ritmo regolare in un esercizio meditativo di autoconvincimento, come fanno coloro che pensano di trarre una forza mistica dalla ripetizione di una frase, perché sai che non ne avrai forza. La ripeti solo casualmente, come per dare una spinta ai fermapiedi per slanciarti da quel torpore in cui il dolore per la perdita ti ha imprigionato. E all’inizio la dici quasi furtivamente, con vergogna, come se enunciandola facessi un torto a chi se n’è appena andato. Magari ti senti avvolgere dall’inutile colpa per la tua sopravvivenza, sentendola un’ingiustizia nei suoi riguardi e allora non vuoi ammettere che la vita va veramente avanti. Comunque.

Ripeti la locuzione per non lasciarti andare, perché altrimenti vorresti morire anche tu insieme al tuo caro e addormentarti vicino a lui per non sentirne la mancanza e non provare più dolore.

La ripeti perché hai finito le risorse da dedicare alla sofferenza e te la vuoi scrollare di dosso. Allora devi tagliare il passato dietro di te perché il dolore non assorba le forze che ti servono nella corsa della vita. La ripeti perché non hai altro modo per affrontare il dolore che lasciarlo scemare mentre guardi verso il futuro.

In realtà la vita non si ferma. Quindi la frase idiomatica “la vita va avanti” è un’ovvietà pleonastica.

Non puoi fare nulla per fermare la vita. Nemmeno la morte di qualcuno la ferma. Nonostante tutto il male che vediamo e subiamo, la vita è un dono splendido. La conferma ne è la morte. La morte è lo specchio opaco della vita; è l’altra parte, quella contrapposta. Non è la sua continuità oltre l’ombra: è il suo contrario; quello dove manca la realtà e dove la percezione di ogni attività svanisce.

La frase idiomatica “la vita va avanti” è un’ovvietà pleonastica.

Secondo l’esegesi biblica, chi ha avuto il dono della vita nasce col diritto di non morire mai – questo era il proposito del Creatore inizialmente. Se muore è a causa dell’eredità del peccato che, come un debito, si annulla con la morte. Ma il diritto alla vita rimane. Per questo Dio considera la morte “adamica”, quella cioè causata dagli effetti del peccato di Adamo, come un sonno. E chi dorme non è morto. La sua vita riprenderà quando la notte lascerà lo spazio all’alba e lui sarà svegliato dal sonno.

Coloro che dormono nelle tombe riposano a loro insaputa nella memoria del Creatore, che ha fatto scrivere (per non dimenticarlo e per zittire tutte le dicerie sull’oltretomba):

“Se un uomo muore, può tornare in vita? Aspetterò per tutti i giorni del mio lavoro forzato (la morte qui è vista come un carceriere che costringe a un lavoro forzato), finché non arrivi sollievo per me.” Tu chiamerai, e io ti risponderò. Desidererai ardentemente l’opera delle tue mani (qui si vede Dio che non vedere l’ora di ricreare il corpo a cui ridare la vita).” Giobbe 14:14,15

“Chi è simile a Geova nostro Dio, colui che dimora lassù in alto? Egli si china a guardare il cielo e la terra, per sollevare il misero dalla polvere (qui il “polvere sei e polvere tornerai” viene rivisto al contrario: dalla polvere viene ricreato il corpo a cui ridare la vita). Rialza il povero dal mucchio di cenere per farlo sedere con i nobili”. Salmo 113:5-8

Perciò dire “La vita va avanti” ha un tono di ottimismo e nasce dalla speranza. Gli occhi bagnati dal pianto si illuminano quando le orecchie sentono la voce della speranza espressa nella frase “la vita va avanti”.

Oggi, 10 aprile 2021, un mio amico si è spento nel sonno. È un caro amico. Stanotte ha chiuso gli occhi dopo aver sopportato per stagioni intere la sofferenza come il peso di un macigno. È un uomo amichevole, pieno di humor, dai modi gentili, pragmatico, con profonda capacità di discernimento. Un caro padre e un marito premuroso. Ha finalmente smesso di dover sopportare il dolore, nonostante il quale era sereno per la speranza del futuro risveglio che lo attende.

Qualche volta gli avevo dato l’appellativo di “Barnaba”, che significa “figlio di conforto”, perché la sua indole è tale. Ora, il mio caro Paolo non conforta più nessuno, perché come ci spiega Dio “i morti non sanno nulla. Il loro amore e il loro odio sono scomparsi. Non hanno più alcuna parte in quello che si fa sotto il sole, perché nella Tomba non si lavora né si fanno piani, e non ci sono né conoscenza né sapienza.” Ecclesiaste 9:5,6,10

Ma come disse Gesù riguardo a Lazzaro, così vale anche per Paolo: “il nostro amico si è addormentato, ma io vado a svegliarlo.”

Attendiamo in tanti il momento in cui torneremo a ridere con lui, perché sono sicuro che per certo la vita va avanti.


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