Virus Corona: nemico e alleato
Sono ormai due mesi che quotidianamente sentiamo il nome di questo distruttore della quotidianità, ed è diventato letteralmente virale: si trova sui social, in TV, alla radio, sui giornali e sulla bocca di tutti. È diventato il soggetto numero uno, ma anche l’oggetto numero uno: è il nemico da cui guardarsi e nel contempo l’alleato da affiancarsi.
Per quanto riguarda la posizione come “nemico” non credo che debba dire molto, visto il numero dei decessi che si sono registrati di cui è stato la concausa. Ed è stato anche il social killer per la cancellazione di tanti eventi che si sono dovuti rimandare o disdire per frenarne la diffusione: fiere, manifestazioni sportive e culturali, scuole, congressi che ci avrebbero fatto socializzare in natura con la gente, anziché separarci in quarantena e farci socializzare virtualmente.
Per l’aggettivo “alleato” è richiesta forse una spiegazione: come può un ceppo del genere essere alleato? Se però ripensiamo alle prime reazioni, o forse devo dire alle iperreazioni che vi sono state all’inizio della sua comparsa, ci si arriva subito.
„Virus cinese” è stato chiamato. Anche se nel DNA che si porta dentro non c’è passaporto nè nazionalità, nè etnia.
Questo Signor Virus Corona è stato subito preso sotto braccio da politici populisti razzisti, che se lo sono subito affiancato come sostenitore politico appena si è visto in pubblico, e con lui vicino come moltiplicatore di panico, hanno dato fiato all’inutilità, all’ignoranza, alla stupidità che accompagna l’odio. Hanno urlato il bisogno “di chiudere i porti”, di allontanare gli stranieri, di bloccare le frontiere. Secondo il parere intelligente di questi luminari del popolo, fermare il flusso di poveri migranti e lasciarli in alto mare, avrebbe annegato con loro il coronavirus, anche se non ce l’avevano ancora in Africa per portarcelo.
Però è andata male agli untori dell’odio, perché persone veramente intelligenti hanno subito risposto che chiudere i porti non avrebbe portato nulla, come se quei due cinesi trovatisi a Roma e portanti in sé il COVID-19 fossero sbarcati coi migranti del continente africano. Hanno fatto un’altra strada per arrivare in Italia. E poi, gli altri portatori di “corone virali” erano italiani, arrivati per via aerea, dal cielo del nord, lontano dal mare.
E in Africa, che non l’avevano ancora, ce l’hanno portato gli italiani inseguito (involontariamente certo), e nemmeno questi con le barche.
Dunque ancora una volta si è cavalcata l’onda del momento e in questo non si sono smentiti coloro che offrendosi aiutanti del popolo, protettori della patria, difensori del bene comune hanno gridato alla chiusura dei confini non per aiutare i concittadini ad evitare di ammalarsi, ma per convincerli del bisogno di evitare gli altri, gli stranieri, i diversi. Senza ancora avere preso il coronavirus erano stati inoculati dall‘odiovirus. (ODVI-0)
Purtroppo non sono solo alcuni politici che portano in sè il virus dell’odio. Infatti la classe politica rispecchia il popolo che “serve” (per non dire che domina). Abbiamo sentito di episodi in cui italiani hanno assalito, prima a parole poi con mani e oggetti, altri italiani ma con fisionomia asiatica ferendoli fino a doverli poi soccorrere e curare presso le ASL, gridando contro di loro l’accusa assurda di essere portatori di coronavirus dovuto ai loro tratti somatici.
Abbiamo visto nel frattempo che l’alleato Virus Corona non si è presentato per sostenere questa ondata schiumosa di razzismo. Che sia uscito per caso da un laboratorio, creato da militari, sfuggito di mano: a prescindere. Non è lui il vero pericolo: lui non è razzista. Infatti si sta inoculando nella gente senza chiedere un passaporto, nè guardandola in faccia per riconoscerne i tratti somatici e farne la cernita. Lui accetta tutti indiscriminatamente.
La cernita del buono e del cattivo, di quello da escludere e quello da includere, di quello da lasciar vivere e quello da lasciar annegare, la discriminazione, la fa l’uomo. Invece di proteggere la propria mente dal virus dell’odio, il vero danno lo fa chi, nonostante ostenti a parole il cristianesimo, approfitta di qualsiasi situazione per incolpare altri della propria malattia dell’odio. Come nel 1933 in Deutschland, e poi in Italia, e poi in Francia, Olanda, Polonia…a valanga in tutta Europa.
I malvagi hanno sempre un motivo per scusare l’odio. Anzi, non lo scusano: lo promuovono. Hanno sempre un motivo per odiare.
Traendo occasione dagli eventi, anche oggi a uccidere non sono le malattie; a uccidere è l’uomo.
Timoteo Lauditi