Il Natale è un sogno
Il Natale è un sogno
Quella solita paura del buio sottopelle e il fastidio del freddo che accompagna il cammino verso casa in una qualsiasi sera invernale svaniscono improvvisamente la sera di Natale. L’oscurità della sera costellata da miriadi di luci provenienti dalle finestre delle case, dalle vetrine dei negozi addobbati a festa, dai decori natalizi nelle piazze e lungo le strade e nei giardini delle case, la musica natalizia punteggiata dalle campanelle che emana dagli altoparlanti nei mercatini, beh, suscitano un’emozione calda e piacevole: fanno dimenticare i mali del mondo, la paura e il freddo della notte; ci si sente coccolati e protetti come sotto una campana di vetro. La gioia stampa un sorriso su tutti, come nei migliori film natalizi americani, dove tutti i sogni diventano realtà.
Che bello dirigersi verso casa sapendola già pronta e adorna per la festa dell’anno in famiglia. La festa dell’amore sta per debuttare: solo qualche ritocco agli arredi mentre si preparerà la cena. E poi, straordinario l’attimo in cui arrivano gli ospiti: sorrisi baci e abbracci e gli auguri, le mani piene di regali. Lo sbuffo di freddo che entra da fuori, appoggiato sui cappotti degli ospiti, svanisce immediatamente a contatto del calore della casa prodotto dal fuoco nel camino. Via gli scarponi ancora innevati e finalmente ci si ritrova tutti insieme a volersi bene. Un brindisi all’aperitivo, uno a inizio cena e uno a fine cena: auguri di buon Natale e tanta salute a tutti! Durante la cena i bambini fremono al momento di poter tirare i pacchi da sotto l’albero, che da diversi giorni sta sopportando il peso di palle di vetro rosse, blu e verdi, attorniato da un filo invisibile da cui brillano tante minuscole lucine a ricordo delle candele di una volta. Dopo il panettone, tutti a caccia di regali. Il rumore nello scartare i pacchi rivela l’ansia di vedere confermato il proprio sogno. Chissà se Babbo Natale si sarà ricordato di tutte le richieste!
Che sogno il Natale! Peccato sia solo una sera all’anno. O forse è un sogno proprio perché lo si festeggia solo una volta l’anno. Se ricorresse tutti i mesi sarebbe inflazionato. La rarità di una festa le dà valore, la impreziosisce, come tutte le cose rare. Come l’acqua nel deserto. Come l’amore nel mondo. Siamo tutti assetati di amore, ed è per questo che questa festa dell’amore è la più blasonata.
Ahi! Aperto il regalo, un bambino piange deluso dal contenuto del pacco. La mamma e le zie cercano di tranquillizzarlo: potrà essere riportato indietro e il bimbo si sceglierà lo smartphone che aveva chiesto. Un altro ha ricevuto un regalo in versione doppia, perché i donatori non si erano capiti bene. Una zia pensa all’inutilità dell’ennesima sciarpa: avrebbe preferito una scarpa. Ma sorride ringraziando, senza riuscire a nascondere bene la temperatura del sorriso. Calata l’ansia delle aspettative, illuse le delusioni, si scioglie l’adunata attorno all’albero: i bambini tra di loro in cameretta, gli adulti in salotto. Più tardi, si fa un po’ altina la voce dei maschi, forse lo spumante ha litigato col vino e con il whisky, o forse è il tema di conversazione a essere diventato scottante: la politica del governo sull’immigrazione e sul reddito di cittadinanza. Le donne si associano ai dibattiti, e nonostante si fosse detto di non toccare temi fastidiosi, qualcuna accenna sottotono, con un po’ di sarcasmo, l’abuso della pensione dei genitori da parte di una cognata, buttandola lì mentre morde un bignè.
L’albero all’angolo del salotto, vedendo l’andazzo, scoraggiato fa cadere le braccia, staccando così uno spinotto del filo elettrico che lo avvolge; e si spegne. Pensa che questi del Natale non hanno capito nulla; non hanno sentito nemmeno il continuo bussare alla porta: c’era un bambino che chiedeva di entrare, di essere accolto per essere festeggiato, visto che era il protagonista della notte. Forse avranno pensato che avrebbe potuto bussare dai vicini, un posto l’avrebbe trovato. Che poi, il Natale non è una festa di famiglia? Cosa c’entrano gli estranei!
Il fuoco nel camino si è spento da un po’, perché nessuno ha più pensato ad alimentarlo. Sul tardi finiscono gli argomenti, si affievoliscono gli spiriti e ci si saluta, ci si ribacia, c’è chi si propone come anfitrione per il prossimo Natale e la porta aperta di casa investe nuovamente i cappotti e le facce degli ospiti uscenti, riportando il freddo dentro, che il camino non contrasta più. Dopo avere chiuso l’uscio di casa, un’occhiata si posa sui lasciti visibili della festa: il salotto e la cucina sono da risistemare, ma l’indomani è Santo Stefano, ci penserà lui. Che sogno!
Accade molto spesso, che la festa ovattata, la più ornata di luci, dove tutti diventano più bravi, dove ci si augura momenti di riflessione, di spiritualità, alla fine lascia tutti un po’ più vuoti e soli, nel buio interiore, perché di spirituale non c’è stato nulla: oltre a mangiare e spacchettare regali nessuna riflessione sul motivo della festa o sul senso della vita. Mangiare e bere non riempiono lo spirito. Allora tutti gli sforzi per la preparazione, i vicendevoli auguri di riflessione interiore, lo stress prefesta e il denaro speso si dileguano come una bolla di sapone. Implodono come un sogno bello che svanisce appena svegliati. D’altronde, se il sogno restasse, che sogno sarebbe? Sarebbe realtà.
Per cui il Natale è e resta un sogno. Uno di quelli in cui rifugiarsi per non sentire il peso della realtà; ma nemmeno i benefici dello stare svegli! Ricordo che da bambino il Telegiornale dava notizia dei soldati che il giorno di Natale posavano le armi: ubbidivano al comando del bambino festeggiato a Natale di amare il proprio nemico e decidevano per quel giorno di non sparargli; avrebbero continuato il giorno dopo. Oggi i soldati hanno smesso l’ipocrisia e sono coerenti tutto l’anno. Anche in alcune famiglie l’amore del Natale resta un sogno: nel 2021 una donna del pesarese è stata uccisa dal marito la notte di Natale con 12 coltellate; l’anno dopo, il 2022, è accaduto a Trapani: a Marinella una donna venne uccisa dal marito, anche lei con 12 coltellate. Speriamo quest’anno no!
È illusorio concentrare a un solo giorno dell’anno tutto il bene da dire e da fare e accorgersi poi che non viene fuori tutto quell’amore sperato. Sarà che la realtà è diversa dal sogno? che invece di sognare di volersi bene o farlo per seguire una tradizione è necessario qualche cosa di più reale? Sarà che il Natale è una finzione per definizione, basato su falsi dogmi e premesse manomesse?
Il Natale è un sogno che lascia il retrogusto ben descritto in un libro antico, dove il Padre del ‘festeggiato’ dice una cosa profonda applicabile al Natale, o meglio: riguardo a tutte le attività che compiamo per fuggire dalla realtà credendo di raggiungere con esse la felicità: dice che alla fine si ha ancora fame e sete.
“Aggiungete pure anno ad anno; si ripeta il ciclo delle vostre feste […] Sarà proprio come quando uno che ha fame sogna di mangiare ma poi si sveglia affamato, e come quando uno che ha sete sogna di bere ma si sveglia stanco e assetato.” – Isaia 29:2,8
In forma poetica, Dio dice che se sogniamo di mangiare e bere non ci sazieremo. Per essere sazi bisogna mangiare e bere realmente, da svegli. Dio non condanna le feste, anzi: alcune sono comandate da lui, che si definisce “Dio gioioso”. Anche suo figlio Gesù andava alle cene e alle feste di matrimonio e osservava gli anniversari. Ma qui paragona il festeggiare per tradizione, per puro divertimento, a un sogno che lascia la bocca asciutta e lo stomaco vuoto. È inutile festeggiare un giorno di amore e di pace e poi odiarsi il resto dell’anno, siete d’accordo? A che serve una ricorrenza se questa viene travisata? se l’arrosto diventa companatico?
Il vuoto generale percepito dopo il Natale, o già durante il suo corso, proviene dal credere di poter soddisfare il bisogno interiore con cose che non saziano lo spirito. Si è iniziato a festeggiarlo con contenuti religiosi senza basi veritiere, e si è finito per riempirlo di oggetti e soggetti. Il materialismo, sfacciatamente ostentato nel periodo natalizio, affama lo spirito. Se quindi non si vuole provare il senso di vuoto e la spossatezza emotiva e spirituale a Santo Stefano, bisogna svegliarsi alla Vigilia. Spiritualmente parlando, bisogna smettere di essere bambini: bisogna crescere e svegliarsi! È mai possibile che un fantomatico Babbo Natale viaggi nel cielo trainato dalle renne? o che da un abete spuntino le mele (questo il significato originario delle palle)? Se uno vi fa un regalo a Natale e vi dice che l’ha fatto solo pensando a voi, gli credete veramente? Avete maggiore fiducia in lui dopo? Vi ricordate la delusione di quando da bambini avete scoperto che Babbo Natale era lo zio o il papà del vostro compagno di scuola? Non vi ha fatto uscire dal sogno natalizio? Allora come ci si può riaddormentare da adulti e perpetuare l’inganno a sé stessi e ai propri figli? Perché far fare loro la stessa brutta esperienza? A meno che non si voglia fuggire la realtà: tutti a dormire e sogni d’oro, dunque, mentre il mondo continua la sua caduta libera verso la falsità.
Se siamo preoccupati per il futuro, per un mondo che va a rotoli, per due gravi guerre in corso (senza contare le altre molte decine di cui si parla raramente); se il sempre minor potere del denaro ci impedisce di sbarcare sereni il lunario; se ci assale l’ansia perché nel mondo i governi di destra sono nuovamente di moda; se il problema della sostenibilità ambientale ci inquieta; se l’aumento della criminalità trasforma le nostre case in prigioni; se la caduta dei valori morali mette in pericolo i nostri figli: se tutto questo preoccupasse veramente sarebbero tutti svegli, impegnati a nutrire lo spirito.
I sogni si fanno da dormienti. Noi invece abbiamo bisogno di speranza, e la speranza si coltiva da svegli. L’unica vera speranza per l’umanità l’ha insegnata colui che a Natale resta fuori dalla porta, a cui i festanti non aprono né porta né cuore perché presi dall’ennesimo Natale da sogno.
Timoteo Lauditi, 22.12.2023