L’ALBERO DAL SANGUE BLU

L’ALBERO DAL SANGUE BLU

4 Maggio 2020 0 di Timoteo Lauditi

L’ALBERO DAL SANGUE BLU

Declamiamo la famiglia ambrosiana
iniziando da colui che nobilmente
l’originò nei lontani anni Trenta.

La radice fu Alfonso che dai visigoti re
prende il nome di Adalfuns
e che onorando la promessa
si mostrò Adel o ‘nobile’
e fu Funs cioè ‘preparato’
per aumentarne gloria e fama
e che per essersi sposato Santa
meritava certamente di rubarle il nome.

Tra i primi rami di quest’albero longevo
spuntò ante ai suoi fratelli Antonio
nome memore di un condottier d’antico evo
seguito da Elia, titolo di non minore fama.
Tra le prime fanciulle s’affacciò Liliana,
il cui nome attinto da Elisabetta la regina
le donò un’aurea beniamina.
Quarta poi fu Nilde, che con la sorella Bruna
si dividono il sangue blu dal nome di Brunilde
regina d’Islanda della saga nibelunga.
Tra lor due si fece posto un altro maschio
che seppur non come il XV parigino
invece del nobile Luigi tutti chiamano Gigino.
Poi la volta di ricordar l’antica storia
col nome di un gran persiano, il Dario.
Ad abbellire l’albero dei D’Ambrosio
finirono tre donne come le Tre Grazie:
Dopo la già citata zia Brunetta
seguì Maria, il cui significato è principessa
incalzata da colei che la più birichina
tutti vollero chiamar poi Lina.
Vedete quanta nobiltà nei nomi di costoro
e se pensate che finisse tutto qua
mettetevi a contar i nomi della prole loro
o anche solo a farvi menzionar le gesta
di tutte le gemme che finora
fan parte di questa umana flora.

Timoteo Lauditi, 4 Maggio 2020
Tutti i diritti riservati


❤

La famiglia D’Ambrosio nei primi anni ’50 del secolo scorso, come si vede in foto, al completo. La maggioranza dei figli emigrarono a Sanremo, come altri abruzzesi, e poi si trasferirono o in Piemonte, Svizzera, Puglia, Emilia.

Questa poesia l’ho scritta in occasione di un ritrovo virtuale lunedì scorso. È iniziata nel pensiero scherzosamente volendo affiancare i nomi dei figli a nobilità gnote-e-ignote, ma che vuole sottolineare la nobiltà d’animo che animò i miei nonni Alfonso e Santina nell’educare i figli come veri cristiani. Tutt’ora i nipoti e pronipoti seguono le orme dei nonni, che furono tra i primi 200 Testimoni di Geova negli anni ‘30 in Italia, in un periodo nero come le camicie di chi ha reso nero quel periodo fascista. Mio nonno, per non sostenere il regime e ubbidire al comando di non uccidere, fu imprigionato con l’accusa di essere uno Studente Biblico, perché lo studio della Bibbia era un reato allora.

Al meeting virtuale ci siamo incontrati in 50 parenti, alcuni non si erano mai visti. Credo che se si fossero collegati tutti, saremmo arrivati a 80 membri. L’esperienza è stata esaltante e mostra come, anche se lontani, i veri valori uniscono, edificano, e sono la base del futuro eterno che abbiamo davanti.