Una società pacifica
In risposta all’articolo di Antonio Di Bartolomeo sul desiderio di una società plurale
Una società pacifica
La società in cui viviamo è il frutto dell’allontanamento dell’uomo dalla volontà di Dio, il suo Creatore. La ribellione edenica, per quanto semplice nella formulazione, fu la dimostrazione che l’essere umano usò male il suo libero arbitrio, scelse cioè di decidere egoisticamente di governarsi da solo, di decidere per sé stesso il bene e il male.
Dio previde il risultato e lo fece mettere per iscritto per nostro beneficio. Disse che sarebbero state formate società e governi che avrebbero promosso una mentalità egotista, divisiva e intollerante e che l’uomo ne avrebbe sofferto enormemente. In Ecclesiaste 8:9 si legge che “l’uomo ha dominato l’uomo a suo danno”. Il motivo? Geremia 10:23: “So bene, o Geova, che l’uomo non è padrone della sua via. L’uomo che cammina non è padrone nemmeno di dirigere i suoi passi”. E Proverbi 20:24: “I passi dell’uomo sono guidati da Geova. Come può un uomo capire la strada da prendere?”.
La Bibbia non dice che l’uomo non abbia una certa capacità di affrontare i problemi e di prendere decisioni che vadano a buon frutto. Dice solo che se non si tiene conto dei pensieri di Dio, del modo di pensare del Creatore, che ci conosce bene, il successo è limitato. Spesso risulterà un buco nell’acqua. “Che la sapienza sia giusta è dimostrata dai suoi figli” disse una volta Gesù. – Luca 7:35 Sono i fatti che parlano, che confermano certi assiomi, e noi vediamo i risultati chiaramente.
Costruire una società plurale
Costruire una società plurale, in cui si viva armoniosamente, scevra da nazionalismo, razzismo e tutti gli altri ismi, è quello che l’uomo non può fare senza riconoscere la superiorità dei pensieri di Dio. Non è forse vero che avere una visione più ampia, dovuta alla posizione e all’età, fa vedere le cose in modo più chiaro e realistico? ““I miei pensieri non sono i vostri pensieri, e le vostre vie non sono le mie vie”, dichiara Geova. “Infatti come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più altre delle vostre vie e i miei pensieri dei vostri pensieri”. – Isaia 55:22
Dio vuole che le persone vivano unitamente, libere da pregiudizi dovuti alla differenza di cultura, colore della pelle, luogo di nascita, stato sociale ecc… Ha dato a ognuno il libero arbitrio, per cui nessuno deve essere forzato da un governo o da un’organizzazione religiosa o dalla propria cultura e dalle tradizioni a conformarsi contro la propria volontà a un modo di vivere che non gli aggrada.
Ma questo non vuol dire che Dio condoni l’anarchia. Non vuole che stabiliamo da soli ciò che è giusto e sbagliato. Ha stabilito delle leggi e ci invita a farle nostre, per il nostro beneficio, personale e sociale. Ha stabilito anche come vuole essere adorato, non lasciando spazio a interpretazioni personali. Le guerre e le animosità che regnano tra le diverse religioni, e nelle stesse, sono la dimostrazione che non si può avere successo stabilendo noi per Dio come e se vogliamo rendergli adorazione.
Le migliaia di religioni hanno formato una cultura della discriminazione. Per esempio, la Chiesa Riformata Olandese predicava in Sudafrica che i “neri”, non avendo anima, erano come gli animali, per cui potevano essere schiavizzati, preparando il sottobosco per la successiva politica di segregazione dell’apartheid. Questa cultura razzista ha permeato per secoli la mentalità occidentale. La stessa cosa è accaduto in Sri Lanka e nei paesi vicini tra buddisti e mussulmani, da cui sono uscite le guerriglie locali e il terrorismo internazionale. Come si fa a creare una società plurale con questi presupposti?
Siamo tutti disposti a far parte di una società pacifica?
Certo, nel proprio intimo chi non desidera una società armoniosamente unita, dove si possa lavorare in unità per il benessere di tutti? Ma ci vuole un buon grado di volontà per cambiare sé stessi, perché se non cambiamo noi non cambierà la società. Se non siamo disposti a cambiare il nostro modo di pensare come facciamo a pretendere una società più aperta, tollerante e plurale? E ci vuole una buona umiltà nel riconoscere i nostri limiti e il bisogno di una guida superiore all’uomo.
Senza però voler forzare gli esseri umani, Dio ci invita ad ascoltarlo e a provare personalmente nella nostra vita la differenza dal fare di testa nostra e dall’aderire ai suoi principi. L’invito è di ‘smettere di farci modellare da questo sistema di cose, ma di essere trasformati rinnovando la nostra mente, così da provare a noi stessi la volontà di Dio, ciò che è buono, perfetto e gradito a lui.’ – Romani 12:2
Il vantaggio è tutto nostro. Isaia 48:17,18 legge: “Io, Geova, sono il tuo Dio, colui che ti insegna per il tuo bene, colui che ti guida lungo la via in cui devi camminare. Se solo prestassi attenzione ai miei comandamenti! Allora la tua pace diverrebbe proprio come un fiume, e la tua giustizia come le onde del mare.”
Applicare i principi biblici e accettare la sovranità di Dio nella nostra vita ci permette di vivere in pace e tolleranza tra di noi. La società odierna ha scelto di percorrere la propria strada, aderendo alla religione per tradizione o scegliendosene una à la carte, per cui viene a mancare la capacità di rispettare gli altri, perché si trova sempre un motivo per discriminare e ostentare la propria presunta superiorità. Quello che manca nella società odierna è la considerazione dell’altro. La Bibbia contiene un consiglio profondo, a cui tutti dobbiamo lavorare e che rappresenta una vera sfida per vivere la pluralità. Dice: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma, con umiltà, considerate gli altri superiori a voi; non cercate solamente il vostro interesse, ma anche quello degli altri.” – Filippesi 2:3,4
Se questo fosse il pensiero portante di tutte le nostre azioni, avrebbe la Cina mandato missili contro Taiwan per una ‘semplice’ visita della Pelosi? Il mondo è allo stato in cui si trova perché non vuole tenere conto del Creatore, ma solo del proprio dio, il Diavolo. 1 Giovanni 5:19 rivela che “tutto il mondo è in potere del Malvagio”, il ‘dio di questo sistema di cose che acceca la mente dei non credenti’ (e dei creduloni, aggiungo io). – 2 Corinti 4:4
Esiste già una società plurale
C’è oggi una società internazionale, in oltre 200 nazioni, che vive il pluralismo come vera fratellanza, scevra da razzismo e qualsiasi tipo di discriminazione. Il motivo è perché si lascia istruire da Dio, il quale “non è parziale, ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto”. – Atti 10:34,35. Non che sia perfetta, ma tutti si sforzano sinceramente di conformarsi alle esigenze divine per appartenere alla società del futuro, dove la vecchia non avrà posto.
Fu infatti predetto da Isaia (2:2-4) che “nella parte finale dei giorni (oggi)… molti popoli verranno e diranno: Venite, saliamo al monte di Geova… Egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri… Egli sarà giudice fra le nazioni e metterà le cose a posto per molti popoli. Trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falcetti per potare. Le nazioni non alzeranno la spada l’una contro l’altra, né impareranno più la guerra.”
Una società “plurale” è possibile. Ma solo se non abbiamo la presunzione di crearla noi, secondo i nostri criteri. Sarà possibile farne parte se accettiamo con umiltà di sottometterci alla volontà di Dio.
Timoteo Lauditi
L’uomo parla di pace e fa promesse vuote.
Per raggiungerla bisogna cercarla controcorrente.
Il male e il dolore sono costitutivi e ontologicamente connaturati all’essere umano, come tutta la filosofia morale della tradizione metafisica paolina, agostiniana e, in generale, neoplatonica, testimonia. Nessun essere “razionale” si sognerebbe mai di rimuovere dal mondo ciò che al mondo appartiene per natura.
C’era il male anche prima che Adamo cogliesse il frutto proibito, se non altro come tentazione a infrangere un divieto, come potenzialità a non permanere nella dimensione dell’armonia.
Si potrebbero già arguire le obiezioni a un simile punto di partenza, non scevro di criticità e problematicità, ma una risposta alla tua pregnante considerazione (“come fai a raggiungere lo scopo”) non può che emanare da quanto Genesi stessa sembra suggerire, e cioè che all’uomo non compete originariamente il discernimento del bene e del male e men che mai proporsi un fine salvifico.
All’uomo, sia prima che dopo il peccato, spetta affrontare le sfide che la vita continuamente lancia. E lui deve trovare il coraggio di non accettare, di non subire, di non sottomettersi. Di non cedere alla luce di una sciatta e remissiva adattabilità stoica.
A questo punto si aprono due ipotesi: lasciare o attendersi che sia una forza straordinaria e possente (che tu attribuisci a Geova) a intervenire; oppure reagire con prontezza, rispondere con intelligenza, opponendosi “umanamente” alle difficili situazioni che possono abbattersi nelle vicende personali di chiunque.
Io credo nelle mie capacità, mi affido al mio intuito e al mio vigore, autonomo e indipendente da ogni principio trascendente (del quale, peraltro, non ho alcuna fiducia). E quando scopro che qualcuno si sente abbandonato e ha bisogno di aiuto, e lo chiede esplicitamente, non me ne sto a guardare, lo soccorro, senza pretendere nulla in cambio, e con il solo scopo di risolvere il problema (se possibile). Questa inclinazione mi è connaturale e irrompe spontaneamente. Purtroppo, non sempre è possibile risolvere i problemi, e non sempre godo io stesso di salute e vitalità, ed è per questo che sgorgano le lacrime. Trovo disdicevole lasciar piangere qualcuno che vorrebbe invece condividere il suo dolore. Ma trovo arrogante pensare che si sia in grado di lenire le lacrime di tutti. E a dirla tutta, trovo arrogante anche ritenere che con la fede in Dio tutto sia possibile.
Ebbene, dopo aver dato il massimo, provare ad asciugare le lacrime della persona cara è il solo atteggiamento eticamente e idealmente necessario, esso stesso una sfida, che ripaga ogni sforzo.
Il fanatismo religioso è incompatibile con una filosofia della pluralità che ripudia ogni forma di monismo, di unicismo e di settarismo.
Tu hai tutto il diritto di testimoniare le tue Verità e di provare a convincere un musulmano, un ebreo, un buddhista, un taoista, un cattolico, un ateo a prostrarsi al cospetto di Geova (ammesso che capiscano chi sia…), ma non potrai cancellare secoli di cultura e storia musulmana, ebraica, buddhista, taoista, cattolica, illuminista. Se ti senti così forzuto e arguto da poter cambiare (e scombussolare) la mente delle persone, con dettami biblici e versi pacifisti, buon per te. Se lo facessi nel tuo ovile sarebbe meglio, ma non impediremo al vento di attraversare le nostre case.
Noi ci prefiggiamo uno scopo più umile e dignitoso:
– asciugare le lacrime di chi sta attraversando un brutto periodo;
– aiutare il prossimo a liberarsi da ogni schema mentale e modello di pensiero totalizzante e identificante;
– dare una mano a chi desideri esprimere le proprie idee in modo appropriato e sensato;
– trasmettere alle nuove generazioni l’amore per le scienze, l’arte, la letteratura, la scrittura, la storia e la filosofia;
– coltivare una spiritualità più aperta al mistero e alla meraviglia.
Una società plurale è per essenza laica, libera e indipendente; non appartiene a nessuna chiesa e non è condizionata da nessun sapere fideistico. Non soggiace a nessun governo teocratico. E si fonda sulla condivisione di sentimenti, sogni e progetti.
Ricorda: un gesto gentile vale più di mille parole.
Graze per il tuo intervento Antonio. Sono d’accordo con te che il fanatismo religioso non è accettabile. Ecco perché nel mio articolo evidenzio che nemmeno Dio costringe l’individuo ad accettare il Suo modo di pensare, ma lascia il tempo per capire che le Sue vie sono superiori. Nemmeno a Dio piacciono i fanatici religiosi, che spesso portano oppressione e morte.
Però una domanda concedimela: Come fai a raggiungere lo scopo di “asciugare le lacrime di chi sta attraversando un brutto periodo” se non hai i mezzi per togliere definitivamente il dolore che lo causa, come le malattie, la morte e il mondo che crea questo ambiente? Hai avuto successo nel tuo piccolo? Nemmeno i capi politici più onesti riescono in questo… Ecco, perché la pace e l’armonia di un mondo plurale (plurale per me è accettare la cultura altrui senza giudizi), è possibile solo attraverso il Regno di Dio.