#giuliacecchettin
Durante l’anno 2023, in Italia in media due donne alla settimana sono state assassinate dal proprio compagno nelle prime 46 settimane. Restano poche settimane al 2024, e andando avanti così, fino al 31 dicembre ne moriranno altre 12.
I politici usano queste tragedie non perché sono interessati a trovare una soluzione, lo fanno solo per cavalcare la scia della pubblicità e attirare voti per la successiva elezione. Ma anche se le loro intenzioni fossero sincere, non avrebbero il potere di entrare nella mente degli assassini, degli uomini che non sanno accettare la parola “fine”. E comunque, a cosa servirebbe una legge severa che venga applicata dopo l’assassinio? Si vuole condannare i mostri o si vuole proteggere le vittime?
Molti genitori vivono sulla propria pelle il dolore di chi perde una figlia come Giulia Cecchettin. Ci si mette nei loro panni, si pensa ai sacrifici fatti per tirarli su, agli affetti riversati, alle ansie quando erano malati o quando hanno iniziato ad aprire le ali… e poi tutto finito nel sangue perché un estraneo alla famiglia base non ha sopportato un “no”.
La politica vuole chiamare in responsabilità le scuole: un corso che si insegni a rispettare le femmine! Ma è veramente questo che manca? Non bisogna invece insegnare il rispetto per il prossimo come base per la convivenza nella società? un rispetto che non va filtrato dal genere di chi ne è oggetto? Inoltre, può questo insegnamento essere oggetto di studio per qualche ora durante la vita educativa di un giovane? Non sarebbe meglio che, quando i figli mettono piede a scuola, dal primo giorno sappiano già come comportarsi verso gli altri?
Guardiamo in faccia alla realtà:
Come si comportano i genitori il cui figlio viene redarguito dall’insegnante perché fa il bullo con gli altri? Minacciano l’insegnante, fisicamente o legalmente? Prendono il povero figlio-bullo sotto protezione? O si mettono al lato dell’insegnante nell’educare un non-futuro-assassino?
Come si comportano i genitori quando il figlio o la figlia sbatte i piedi a terra perché non accetta il primo “no” del genitore per un oggetto donato o per un desiderio non concesso? Cedono alle grida e si rimangiano la decisione? O insegnano alla prole che non si può avere tutto, tantomeno tutto e subito?
Come si comportano i genitori davanti ai ricatti dei figli per avere i privilegi che “i miei amici possono”? “Se mi fai uscire stasera ti aiuto a sistemare la mia stanza”; “Non mangio questo schifo, non se non mi cucini il mio piatto preferito”. Hanno la capacità di essere genitori educatori o si limitano a esser servi?
Se i genitori non insegnano ai figli ad accettare i “no”, “basta”, “finito”, “smettila ora”, “l’insegnante-avrà-avuto-le-sue-ragioni, se-non-sei-d’accordo-parla-tu-stesso-con-lui”, la probabilità che crescano adulti incapaci di fallimento sarà grande. Il detto “ai miei figli non deve mancare quello che è mancato a me” è una delle affermazioni meno intelligenti nell’educazione dei figli.
Allora, che si smetta con l’ipocrisia di addolorarsi per la morte di una donna da parte di un uomo che non sa come affrontare un “no”, che si smetta con tutta la fanfara mediatica e il morboso interesse al fatto criminale. Si viva il rispetto verso il prossimo nel quotidiano, nelle proprie mura di casa, insegnando ai figli non con le parole, ma con l’esempio.
Timoteo Lauditi, 19.10.2023
I commenti…
Maria Iarussi Un post che ben interpreta i sentimenti di tutti noi, indignati e disperati di fronte a questo ennesimo delitto belluino. Che rabbia, che dolore, che spreco di vita! Tutto causato dall’ennesimo atto di “amore malato” da parte di uomini che sono intorno a noi, in mezzo a noi. Nemici delle donne. Non esiste perdono, non comprensione.
Manuela Manitta Pienamente d’accordo, condivido tutto.
Marilena Viola Davvero ottimo post pieno di profonde riflessioni che interessano davvero una cerchia di persone preposte affettivamente ed istituzionalmente alla educazione sentimentale di un bambino, poi ragazzo, poi giovane uomo, poi adulto che nella vita e nel mondo in cui vive deve operare delle scelte.
La frase che mi ha colpito di più nella lunga relazione del post, variegato e circostanziato, e che io ho fatto mia da sempre è “SI VIVA IL RISPETTO VERSO IL PROSSIMO NEL QUOTIDIANO, NELLE PROPRIE MURA DI CASA, INSEGNANDO AI FIGLI NON CON LE PAROLE, MA CON L’ESEMPIO.”!!!
Comunque sono sicuramente sostenitrice dell’aiuto o influenza sui giovani, sulle giovani menti, degli insegnanti, con la parola giusta e matura, con calma riflessione sui comportamenti offerta con semplicità e con AMORE.
I giovani ascoltano e lasciano nel cuore gli insegnamenti ben offerti in saggia misura e sicuramente ne faranno buon uso da grandi.
Tutti dobbiamo “” INNAFFIARE””la pianticella per farla crescere sana e dritta!!
Parola di mamma e insegnante.
Donatella Mineo Un post lucido e pieno di dolore e pathos. Scava, scava, ferisce come una lama tagliente. Da brividi! Non c’ e’ da eliminare una virgola. Purtroppo queste parole rispecchiano situazioni che si stanno presentando con troppa frequenza. Non riesco ad immaginare quando e se finirà questa mattanza di anime sacrificali
Marika Casiraghi Io sono assolutamente d’accordo, parola per parola. Non credo ci sia niente da aggiungere. Solo rispetto e silenzio per la famiglia di Giulia
Mirella Morelli un post che va oltre la commozione e la rabbia mediatica del momento.
Un post che va oltre la drammatica statistica dei femminicidi di quest’anno e di sempre, di questa Italia con un triste primato europeo.
Oggi c’è la rabbia delle donne – che toccano con mano, sulla propria pelle, il problema; c’è la rabbia delle madri – che tremano ogni qualvolta osservano una figlia uscire di casa; c’è la rabbia di tutte, al di là di ogni femminismo o consapevolezza, per le difficoltà di gestire la propria autonoma esistenza.
Con lucidità tu cerchi l’origine di questa mattanza e la trovi nel fallimento dell’educazione attuale: fallimento familiare, scolastico, sociale.
Pieno di spunti di riflessione è il tuo post.
Da analizzare punto dopo punto, in accordo o in disaccordo ognuno decida da sé.
Vania Lauri Posso essere sincera? L’articolo non mi è piaciuto.
Ci sono dentro molte riflessioni, troppe, un po’ scollegate, forse tutte vere prese singolarmente, ma assemblate male.Un minestrone di politica, legislatura, femminicidio, rapporti genitori e figli, l’incapacità di dire di no e di difendere la prole ad ogni costo,
È un’opinione.
In merito ai femminicidi, alle violenze e agli stupri dico che, secondo me, gli uomini non si schierano mai in modo chiaro e definito. Mi disturbano molto le frasi tipicamente maschili” se non si fosse messa la minigonna, se non si fosse ubriacata, se non avesse fatto così tardi…..”come se l’uomo difronte ad una donna alticcia fosse quasi costretto ad abusarne, mentre invece potrebbe educatamente riaccompagnarla a casa.
Ma no meglio affermare che se la sia cercata, così in fondo in fondo gli uomini continuano a giustificarsi fra loro, senza prendere mai posizioni nette contro la violenza di genere.
Timoteo Lauditi Autore Vania Lauri Il tuo commento mostra che abbiamo altre logiche. A me è sembrato di partire dalla statistica per marcare la gravità di questi orrori e di passare alla fanfara politico-mediatica e poi alle soluzioni che vogliono prendere in responsabilità sempre gli altri, mai sé stessi.
Le istituzioni come il governo e la scuola sono fatte di persone, con sentimenti: gente con famiglia, e come tali non possono vivere fuori in modo diverso che in casa propria. Nelle istituzioni dove sono attivi rappresentano sé stessi, prima di tutto, e se non sono capaci di vivere nel rispetto in famiglia e non si prendono il tempo per insegnarlo ai figli non possono farlo in pubblico, coi figli degli altri.
Non vedo confusione nella mia esposizione.
Mi pare di non vedere la logica nel tuo commento: io non ho espresso nulla di tutto quello che scrivi contro gli uomini, proprio perché sono andato oltre le stereotipe frasi che menzioni. Per cui hai fatto un po’ confusione… forse perché hai letto sorvolando? o spinta dalla rabbia per una ragazza uccisa? Non so. Io preferisco andare oltre il solito quadretto che si disegna a ogni assassinio da uomini che non sanno affrontare il “no”.