
A COSA MI SERVI PIÙ, POESIA
C’è una frase che spesso sento dagli amanti della poesia che mi pare voglia essere più scaramantica che speranzosa realtà: “la poesia salverà il mondo”. La poesia nasce dalle esperienze personali e sociali che facciamo e diventa espressione di ciò che di esse resta dopo averle metabolizzate.
Nel frattempo, altri mali hanno visitato il mondo, sempre con la stessa faccia, senza tregua, senza pietà. Senza rispetto per le poesie scritte. Allora mi chiedo: “A cosa mi servi più, poesia? Sarai tu a salvare il mondo, se invece di eliminare il male sei solo capace di chiuderlo in versi?”
A COSA MI SERVI PIÙ, POESIA
A cosa mi servi più, poesia
se ti presenti nei momenti mesti
quando non c’è più nulla da aggiungere
al male che superbo ci domina
quando tutto è rotto, i vetri in frantumi
e i torrenti gonfi han rotto gli argini?
A che servono i tuoi versi rimati
che nemmeno baciati rimarginano
ferite lacerate sulla pelle?
Non mi servi più, cara mia poesia
non sarai tu a togliermi il biasimo
di dosso, a sollevare il mio animo
dalla polvere bagnata del suolo
Sarai invece tu a vivere di me
quando i miei dolori troveranno in te
la prigione dove scontare i giorni
e con te vivranno i tuoi mille amanti
che lacerati dalle mie parole
ameranno il corpo del mio dolore
Timoteo Lauditi © 16.1.2023

I commenti…
Angelina Luisa Stupenda
Maria Teresa Cremonini Molto bella! Buona serata
Rosa Fer Molto bella.
Sara Roma Esprime un concetto profondissimo. Davvero bella e spiegata chiaramente. Queste poesie cantate con parole semplici ma usate bene, arrivano a tutti i cuori.
Mirella Morelli … i tuoi mille amanti che lacerati dalle mie parole ameranno il corpo del mio dolore …
Non so, Tim se ho ben interpretato… una corrispondenza d’amorosi sensi tra il poeta che narra il suo dolore e i lettori che, nel tempo, quel dolore ameranno perché non loro, ma solo vissuto attraverso la bellezza di una poesia…
Tim Lauditi Esatto Mirella. Quando è il dolore a far nascere una poesia, esso è imprigionato nei versi. Sarà l’ergastolo per quel sentimento di dolore. I mille amanti di poesia (speriamo miliardi), leggendo quei versi, ritroveranno una nota, un verso, un sentimento che sentiranno come lo specchio di sé stessi, ci si ritroveranno e l’ameranno.
Marilena Viola La poesia è “lo spazio”, ergastolo per lei, in cui riversare sentimenti e sensazioni, le quali sono infinite e dunque anche gioiose e piene di vita. Affidiamo a lei tutto, mettiamo nei versi quello che abbiamo dentro senza paura di creare muri o limiti.
Anzi… più che spazio la poesia è per me aria e libertà, respiro costante, voglia di “afferrare” e fermare nel tempo emozioni, dalla più piccola, come veder correre una lucertola al sole, alle grandi come il desiderio e la passione.
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Timoteo Lauditi, è nato a Basilea nel febbraio 1962, dove è vissuto, dopo una parentesi di circa 4 anni in Abruzzo - Italia durante l'adolescenza. Quei pochi anni in Italia, gli hanno maturato l'amore per la poesia italiana. Considera la poesia un modo per dire attraverso la penna ciò che la bocca non esprimerebbe facilmente e spontaneamente, un esercizio per scoprirsi e relazionarsi con l’imo proprio e altrui, un modo per rivelare sentimenti senza svelarsi. Timoteo Lauditi ha scritto poesie in vari periodi della vita, che ora raccoglie sul proprio sito web timoteolauditi.ch. Nel 2019 ha vinto come 1° classificato al primo concorso di poesia a cui abbia partecipato, al concorso “È tempo di versi” della Compagnia dei Poeti Erranti, curato dalla sua fondatrice Simona Genta. Nel 2020 ha partecipato a dei reading di poesia in trasmissioni radio: Radio Onefive nel contest “E All’Ora Si” di Paola Minussi e presso R102 nel contest “Sulle Ali Del Pensiero” con altri poeti. Nel 2021 ha pubblicato la sua prima silloge "L'Infinito viaggio", edita da Pluriversum Edizioni.