“Chi salva un uomo salva il mondo intero”

“Chi salva un uomo salva il mondo intero”

26 Gennaio 2021 0 di Timoteo Lauditi

“Chi salva un uomo salva il mondo intero”
Noi il mondo lo vogliamo morto.

È solo dal 2005 che si commemora il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, ricordando uno dei crimini più grandi del secolo scorso. Né da ragazzo né da adulto, prima del 2005, ricordo questo giorno come data da memorizzare.

L’ONU ci ha messo 60 anni a istituire una commemorazione dei crimini commessi contro l’umanità durante il periodo nazista. Prima c’è sato un lungo silenzio, per non pensarci, per non stare a disturbare le coscienze, per non riaccendere animi assopiti.

S-e-s-s-a-n-t-a anni: un tempo sufficientemente lungo per lasciare che i ricordi si posassero sul fondale di una coscienza collettiva sempre più cicatrizzata, e il tempo necessario perché le vittime superstiti dubitassero del proprio passato, chiedendosi se non fosse stato solo un brutto sogno, e si vergognassero di essere superstiti e di essere state oggetto di inaudita mancanza di umanità. Come se lo meritassero.

Sei decenni perché i carnefici ancora vivi e i loro eredi si abituassero alla propria quotidiana immagine allo specchio e vi facessero il callo, desensibilizzando ciò che la coscienza umana non può mettere a tacere.

Sessanta anni, il tempo per permettere ai nazisti sfuggiti alla non tanto cieca bilancia della giustizia umana di mischiarsi tra i liberatori e integrarsi nel mondo del dopoguerra; di spogliarsi delle divise e mettere su i vestiti da prigionieri e sfacciatamente diventare parte della ‘ricostruzione’, del Wiederaufbau.

Come Kurt Waldheim. Nazista, con un passato oscuro in mezzo alla Wehrmacht, poi diventato presidente dell’Austria e per ben due mandati consecutivi Segretario Generale delle Nazioni Unite (1972-1981). E come si faceva a indire un Giorno della Memoria? con lui, che nel 1994 Papa Giovanni Paolo II insignì del cavalierato dell’Ordine di Pio IX e la moglie di un’onorificenza pontificia?


Kurt Waldheim, con un passato di nazista fu per due mandati consecutivi Segretario Generale delle Nazioni Unite (1972-1981) e fu insignito nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II del “Cavalierato dell’Ordine di Pio IX


Oppure come la I.G. Farben, un gruppo di fabbriche formato da BASF, Krupp, Siemens, Höchst, Agfa, che è stata la più grande finanziatrice del partito nazionalsocialista e fornì sostegno all’attacco bellico e materia prima (Zyklon-B) per asfissiare alle docce gli ebrei. Usò per la produzione la manodopera di operai del campo di Auschwitz formando addirittura un proprio campo di concentramento ad Auschwitz-Monowitz. Dei 35’000 lavoratori che hanno fornito manodopera gratuita ne sono morti 25’000: la media di vita nella fabbrica era tra 1 a 4 mesi. Queste aziende sono colossi che oramai hanno la camicia dal colletto bianco, onorate colonne dell’economia tedesca.

Come si faceva ad indire un Giorno della Memoria subito dopo la scoperta degli orrori? Bisognava lasciare il tempo per “lavare il denaro e le coscienze”.


27 GENNAIO PER LE VITTIME. E I MARTIRI?

Deciso il giorno, si compie un’altra discriminazione: bene che si ricordi la Shoah, ma ci sono state migliaia di altre vittime a pagare con la propria libertà e la propria vita la colpa di essere stati diversi. Zingari, omosessuali, malati mentali, portatori di handicap: tutti vittime, perché non potevano cambiare il loro stato o etnia e quindi erano colpevoli di non avere un posto nella società ariana fatta di gente bella, bionda, alta, slanciata, aggraziata come Hitler…

Hitler divenne cancelliere il 30 gennaio 1933.
I Bibelforscher furono messi al bando 3 mesi dopo,
e furono i primi ospiti dei campi di concentramento nel 1935

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Oltre le vittime ci sono stati i martiri, coloro che potevano essere liberati firmando un’abiura che avrebbe tradito la propria coscienza e i propri ideali: i prigionieri politici. E anche i Testimoni di Geova che si rifiutavano di diventare manichini alzando il braccio e gridando “Heil Hitler”. Qualcuno di loro diceva “Heil Jesus”, indicando di credere che la salvezza non poteva mai venire da Hitler ma da Cristo.

Una cosa si tace spesso e quindi non si ricorda: Hitler divenne cancelliere il 30 gennaio 1933 e i Bibelforscher (nome con cui erano chiamati i Testimoni di Geova) furono messi al bando in aprile dello stesso anno e furono tra i primi ospiti dei campi di concentramento a partire dal 1935.


GIORNO DELLA MEMORIA

Ma il 27 gennaio ricordiamo che cosa? Lo sterminio di massa di 6 milioni di ebrei, un’opera sistematica, pianificata meticolosamente, eseguita con foga da burattini senza fili e senza coscienza?

Quando muore una persona, spesso si confortano i parenti e amici con la frase “non è morta, perché vive nei cuori di chi la ama, vive nei nostri ricordi”. Ma quanti nomi ci ricordiamo dei martiri e delle vittime? Se si dovessero pronunciarne i nomi senza pausa, calcolando due secondi per ogni persona, ci vorrebbero circa 5 mesi per i 6 milioni uccisi. 5 mesi per ricordarli tutti.

Come è possibile ricordarli quando non sappiamo i loro nomi? Conosciamo Primo Levi? Ma non è morto nei Lager, è morto in remoto, a distanza dai fatti, quando anni di ricordi, insieme alla colpa di essere sopravvissuto, gli sono caduti addosso come un macigno. Ricordiamo Simon Wiesenthal che ha dedicato la vita alla caccia dei nazisti fuggiti senza vergogna alla fine della guerra? Ma anche lui è un superstite.

I morti li ricordiamo? Chi ricordiamo? Anna Frank, perché lasciò un diario? I fratelli Willhelm e Wolfgang Kusserow, Bibleforscher di 25 e 20 anni, l’italiano Narciso Riet, August Dickmann e molti altri, fucilati o decapitati per non aver sostenuto la macchina bellica nazista in qualità di Bibelforscher? Prendiamo la lista di Schindler, ne aggiungiamo 1100. Ma li ricordiamo veramente?


I fratelli Willhelm e Wolfgang Kusserow, Bibleforscher di 25 e 20 anni, Narciso Riet, August Dickmann e molti altri, sono stati fucilati o decapitati per non aver sostenuto la macchina bellica nazista in qualità di Bibelforscher


Purtroppo ricordiamo molto bene Hitler, Himmler, Göring, Göbbels, Koch, Kappler. Non sarebbe meglio eliminare questo Giorno della Memoria per non ricordarne più i carnefici? O non si potrebbe togliere i loro nomi e chiamarli con Carnefice 1, Carnefice 2, Aiuto Carnefice…? Li toglieremmo dalla memoria, perché non meritano di essere nominati, perché un nome è un ricordo, una gloria.


PERCHÉ NON SI RIPETA MAI PIÙ?

Ma poi a cosa serve questo giorno commemorativo? A lavare le coscienze dei politici attuali?

Dopo 75 anni è facile parlare di cose che non ti toccano più di quanto non lo facciano i libri di scuola. Ti passa un brivido di indignazione sulla pelle se leggi i racconti e guardi le immagini: io mi commuovo ogni volta che vedo il “Schindlers Liste”. Ma nel 1985 Tiziano Terzani scriveva che in Giappone molti giovani di allora nemmeno sapevano che c’è stata una Seconda Guerra Mondiale, figuriamoci oggi.

Ricordiamo per non dimenticare? “Perché non si ripeta mai più!”? Quanta ipocrisia in questa asserzione, se enunciata da chi ha in mano il potere di non riavvolgere il nastro e farlo ripartire da capo. Invece è stato riavvolto molte volte dal vivo. Ricordate i Boat People del Vietnam? Quando il mondo intero li ributtava a mare? Era l’anno 1976, 31 anni dopo l’apertura di Oświęcim (Auschwitz).

Perché non proviamo a ricordare i profughi attuali? Per esempio i profughi della Rotta Balcanica che, arrivati in Croazia dopo un estenuante viaggio di speranza, vengono presi a manganellate. Invece di accoglierli e accudirli sono derubati degli ultimi spiccioli, del cellulare, delle scarpe, e vengono rimandati nel freddo, con gli auguri di morire per strada.

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/torture-su-migranti-al-confine-tra-croazia-e-bosnia-vide-scavo

E l’Europa tace, non dà risposte né aiuti, perché ha bisogno di molti mesi per esaminare l’autenticità dei filmati.

E perde tempo perché sta preparando l’importante Giorno della Memoria, il 27 gennaio. Deve ricordare ciò che accadde quasi 100 anni fa. Guarda indietro voltando le spalle al presente. Gira il collo per non guardare la vergogna in faccia. Si fanno cerimonie commemorative perché costa meno in termini di sacrifici, denaro ed energia emotiva, e allo stesso tempo dà molta visibilità. E per i politici è come pane.

È colpa solo dei politici? Non credo, perché, se come politico vuoi essere popolare per avere la poltrona, devi accontentare il popolo. E il popolo non è propenso a fare i sacrifici per accogliere i discriminati, i reietti.

Come ad Auschwitz. Nel 1921 vi erano ca. 12’200 abitanti, 3’000 dei quali erano ebrei prigionieri. I circa 9’000 abitanti non avevano visto e sentito nulla del fatto che affianco alle loro case fossero stati sterminati oltre 1 Milione di persone. Non c’era Internet allora, come si faceva a sapere? Gli abitanti della cittadina avevano scelto di non sapere nulla. Fu solo dopo il 27 gennaio 1945, dopo che furono costretti dalle forze alleate a visitare il campo di concentramento dietro casa loro, che piansero lacrime di coccodrillo.

E noi faremo così.

“Chi salva un uomo salva il mondo intero”. Noi il mondo lo vogliamo morto e il 27 gennaio commemoriamo pre mortem la sua dipartita.

Timoteo Lauditi

http://www.itismajo.it/coalova/eBook/approfondimenti/at020.htm

Credit: Immagini da Internet




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