Spunta dalla roccia con le sassifraghe, crepa asfalto e cemento, sale silenziosa dalla terra nei fili d’erba, s’ode nel cinguettio tra gli alberi nel ronzio di un’ape regina nel pianto di un uomo che nasce.
Vorresti un attimo fuggire da te
o che soffi almeno via il vento
ma accanto trovi porte solo chiuse
serrate nelle incomprensioni altrui,
di chi ti è accanto.
ché mentre esso percorre la sua via
ci consuma e ci spegne lentamente,
e dopo averci fatto scendere,
senza arrestarsi, ci lascia lì,
immobili, smorti, estinti.
Com’è che l’amore è più forte di te?
Perchè non riesci a dominarti?
Esso è un divampare sobillante,
Un impeto violento.
Come una fiamma inafferrabile
Ti sfugge dalle dita e brucia.